Lettera scritta in risposta al messaggio anonimo: “il 2 Gennaio mi suicido” rinvenuto nei bagni della scuola.
Cara ‘2 Gennaio’,
Il 5 Febbraio 2016, quando avevo quasi 17 anni mi è stata diagnosticata una depressione atipica con disturbo d’ansia generalizzata.
Non ho mai capito in realtà come sia iniziato tutto questo caos, né tutt’ora capisco come io ne sia completamente fuori.
In realtà non ho mai capito nulla.
Non ho mai capito nulla di me, della mia persona e soprattutto degli altri.
Quello che, però, ho capito, a distanza di quasi quattro anni, è che non ho mai accettato un fatto oggettivo: tutti possono guardare il mio volto, giudicarlo, additarlo.
Se ci pensi noi riusciamo a guardare la nostra figura solo davanti ad uno specchio, mentre gli altri costantemente ci guardano.
Io avevo la costante impressione che tutti mi stessero guardando, che ridessero di me e che Io fossi argomento dei loro dialoghi e dei loro risi.
Ho iniziato un percorso psicoterapeutico, ma subito dopo sono finita in un reparto psichiatrico dopo aver tentato più volte di togliermi la vita.
Non sopportavo più di sentirmi costantemente in colpa. Mi sentivo in colpa di svegliarmi la mattina, mi sentivo in colpa di respirare.
Il 18 Ottobre 2017, ho varcato per la prima volta le porte dell’IISS Rosa Luxemburg e credo che lì, in quei corridoi colorati, in quelle aule dipinte, in quei banchi scritti, sia davvero cambiato qualcosa.
Ero cambiata io.
La scuola ad Ottobre era già iniziata, per me era tutto nuovo. Ero un ragazzina di 17 anni che aveva appena cambiato scuola.
Appena entrata in classe, ho incrociato gli occhi dei miei compagni curiosi, dei miei meravigliosi docenti, dei collaboratori e di tutto il personale di quella scuola che mi ha cambiato la vita. Quella scuola mi ha salvata e mi ha resa la persona felice, sensibile ed euforica della vita che sono adesso.
Lo scorso Giugno mi sono diplomata e, nonostante il mio percorso travagliato, nonostante aver chiesto disperatamente aiuto ai miei docenti, ai miei compagni, non puoi capire quanto mi manchi quella sensazione di tranquillità e di libertà che in quella scuola ho provato.
Finalmente ho trovato il mio equilibrio e non smetterò mai di ringraziare la scuola per avermi fatta crescere e soprattutto indirizzata alla vita.
Fatti aiutare, parla con i tuoi docenti, con i tuoi compagni, cerca aiuto.
Puoi anche scrivermi, saprò ascoltarti. Ti abbraccio.
Francesca, 21 anni