Stasera ho preparato le pizze fatte in casa, e le zeppole, che a mio marito e mio figlio piacciono tanto.
Poi ho ripulito casa.
Poi ho guardato la parete attrezzata, e c’era il libro di Antonella che mi guardava, e che ancora non avevo avuto modo di aprire.
Messa in pigiama e presa la mia coperta ho iniziato a leggere, iniziato e finito, tutto, a denti stretti, con lo stomaco tra le mani insieme a quelle pagine.
Era un romanzo di cui conoscevo l’epilogo, ma non ero entrata dentro il protagonista. Man mano che sfogliavo le pagine avevo solo voglia di averla davanti a me e abbracciarla.
Dirle che un giorno non tanto lontano tutte siamo state Mirtilla Malcontenta.
Tutte siamo state grasse e brutte e stupide.
Tutte abbiamo pensato di non farcela; oppure abbiamo fatto della diversità un lavoro. Io ho semplicemente deciso da che parte stare.
Non so perché ti scrivo tutto questo, o forse sì lo so: è il potere di Antonella, che è stata tutto il tempo seduta accanto a me sul divano.
E quindi sentivo di dirlo, di dirlo a qualcuno che un giorno anche io sono stata Antonella, e finché potrò continuerò a girare e lavorare perché chi è diverso si senta normale, perché cosa è normale e cosa non lo è lo decidono gli uomini, e allora non conta.
Una amica