Antonella era come il mare, i suoi pensieri erano pieni di sfumature, dinamici, andavano e tornavano su loro stessi, senza posa, il suo animo era profondo, di un blu intenso, nonostante fosse solo sulla soglia dei quattordici anni.#Iosonocomeilmare,il testo che raccoglie in forma di diario i pensieri sparsi e i disegni di Antonella ci mostra frammenti della sua insondata profondità, il lato intimo di una sensibilità in cerca di approdo.
Gli occhi umani possono vedere solo cosa si presenta in superficie e non cosa si cela al di sotto di essa, infatti agli occhi di tutti Antonella era una ragazzina piena di vita e di voglia di crescere e di conoscere, una ragazzina che amava la musica, il teatro, leggere e guardare film e serie TV, amava uscire con gli amici e visitare musei. Ma all’altra estremità dell’iceberg vi era una parte che non si notava, invisibile e forse incomprensibile anche a lei stessa, che racchiudeva tutte le sue paure.
Aveva paura di rimanere da sola, perché si sentiva veramente sola, anche dal punto di vista spirituale: lei non credeva in Dio, lo riteneva una giustificazione per dare un senso alla propria esistenza. Desiderava sentirsi padrona di sé stessa, delle sue decisioni e delle sue azioni. Ma anche una mente razionale e lucida a volte può essere offuscata da quella parte cupa e nascosta dell’io che si manifesta attraverso le emozioni.
Nei suoi pensieri era subentrata la concezione del “diverso”: “diversa” è la definizione che dava di sé stessa, perché si riteneva non bella, non intelligente, non atletica, non…non…non…
È sempre una maggioranza che definisce il modello dominante, modello che d’altra parte è un’astrazione: la somma di tanti caratteri vincenti. Basta poco per essere diversi, basta essere sé stessi. Antonella era sé stessa ma si era convinta che essere sé stessa, agli occhi degli altri, non era abbastanza. E piuttosto che non essere abbastanza ha scelto di non essere niente.