Lisa De Luca 1, Matteo Giletta 2, 3, Ersilia Menesini 1, Mitchell J. Prinstein 4
1 Department of Education, Languages, Intercultures, Literatures and Psychology,
University of Florence
2 Department of Developmental, Personality and Social Psychology, Ghent University
3 Department of Developmental Psychology, Tilburg University
4 Department of Psychology and Neuroscience, University of North Carolina at Chapel Hill
L’autolesionismo non suicidario (Non-Suicidal Self-Injury – NSSI) è definito come un comportamento autoinflitto, diretto e deliberato che porta al danneggiamento dei tessuti corporei senza un intento suicidario cosciente (Nock & Prinstein, 2004). Questo comportamento rappresenta un serio problema di salute pubblica diffuso in tutto il mondo, specialmente durante l’adolescenza. L’insorgenza del comportamento si verifica, in genere, tra gli 11 e i 15 anni di età (Rodav, Levy e Hamdan., 2014) e circa il 23% degli adolescenti riporta di essersi ferito intenzionalmente almeno una volta nella vita, mentre il 19% nell’anno precedente (Gillies et al., 2018). Durante l’adolescenza le difficoltà con i pari rappresentano importanti fattori di rischio per la messa in atto e il mantenimento di questi comportamenti nel corso del tempo (Prinstein, Guerry, Browne e Rancourt, 2009). Tuttavia, finora nessuno studio ha analizzato la possibilità che gli adolescenti che mettono in atto comportamenti di autolesionismo possano, a loro volta, essere maggiormente a rischio di avere problemi con i pari. Ciò è sorprendente dato l’ampio lavoro teorico sulla psicopatologia dello sviluppo che propone possibili effetti transazionali tra fattori ambientali e sociali e problemi di salute mentale (Rudolph, Lansford e Rodkin, 2016). Risulta quindi importante capire se i problemi tra pari e il comportamento di autolesionismo si rafforzano a vicenda nel corso del tempo al fine di evitare che questi effetti si intensifichino e si traducano in un circolo vizioso negativo difficile da interrompere.
Problemi tra pari come antecedenti del comportamento di NSSI
Con il passaggio all’adolescenza, le relazioni con i pari diventano sempre più importanti e gli adolescenti mostrano una maggiore sensibilità sia ai segnali positivi che a quelli negativi (Nelson, Jarcho e Guyer, 2016). Pertanto, avere problemi con il gruppo dei pari, ad esempio, comportamenti di bullismo, basso supporto da parte degli amici o altri fattori di stress, può avere un impatto negativo sullo sviluppo socio-emotivo degli adolescenti, nonché sulla sintomatologia internalizzante ed esternalizzante (depressione, aggressività); (Prinstein & Giletta, 2016). I modelli basati sull’interazione individuo-contesto suggeriscono che i problemi tra pari possono essere importanti fattori di rischio per lo sviluppo e il mantenimento del comportamento di NSSI nel corso del tempo (Prinstein et al., 2009). Secondo questi modelli, per i/le ragazzi/e che sperimentano eventi di vita stressanti e avversi, come ad esempio i problemi tra pari, il comportamento di NSSI può rappresentare una strategia di coping disadattiva per regolare, ad esempio, una serie di stati affettivi negativi oppure per comunicare con gli altri (Liu, Cheek e Nestore, 2016). In questo studio abbiamo preso in considerazione tre forme distinte di problemi con i compagni: vittimizzazione tra pari, stress all’interno della relazione amicale e solitudine. La vittimizzazione tra pari è una tra le esperienze più stressanti a cui i giovani possono essere esposti e risulta fortemente associata al comportamento di NSSI (Van Geel, Goemans e Vedder, 2015). Infatti, gli studi longitudinali esistenti suggeriscono che gli adolescenti esposti a vittimizzazione tra pari corrono un rischio maggiore di coinvolgimento nel comportamento di NSSI nel corso del tempo (Cheek, Reiter-Lavery e Goldston, 2020). Tuttavia, non solo le forme estreme di problemi tra pari come la vittimizzazione, ma anche le difficoltà all’interno di relazioni diadiche positive o la mancanza di amicizie intime e di supporto possono essere fonte di stress interpersonale e potrebbero quindi portare alla messa in atto di comportamenti di NSSI (Giletta et al., 2015). Ad esempio, è stato dimostrato che gli adolescenti che sperimentano conflitti con gli amici o che riferiscono interazioni negative all’interno di relazioni strette (partner, amici) riportano maggiori livelli di NSSI (Nock & Prinstein, 2004; Hankin & Abela, 2011). Infine, gli adolescenti che cercano di formare e mantenere relazioni positive con i pari, o che sono insoddisfatti delle loro relazioni con i coetanei, tendono a riferire sentimenti di solitudine più elevati, riportando un’insoddisfazione generale per le proprie relazioni sociali (Lodder, Scholte, Goossens, & Verhagen, 2017; Wang e Liu, 2019). In sintesi, poiché i problemi tra pari sono molto stressanti in particolare durante l’adolescenza, possono rappresentare un rischio per il successivo coinvolgimento nel comportamento di NSSI. Sebbene la ricerca esistente abbia fornito supporto a questa ipotesi, pochi studi longitudinali hanno esaminato se e come i problemi tra pari possono contribuire allo sviluppo e al mantenimento del comportamento di NSSI durante l’adolescenza.
NSSI come antecedente dei problemi dei pari
Secondo i modelli interpersonali della psicopatologia dello sviluppo (Rudolph et al., 2016), gli scambi dinamici e reciproci tra le caratteristiche proprie degli individui e quelle del loro ambiente modellano e influenzano il corso dello sviluppo. Secondo i modelli transazionali gli individui non sono semplicemente ricevitori passivi di esperienze, ma contribuiscono attivamente ai loro contesti sociali con determinati atteggiamenti e comportamenti che in alcuni casi possono aumentare i livelli di stress interpersonale (Hammen, 1991). Pertanto, mettere in atto comportamenti di NSSI può avere conseguenze sulle relazioni sociali degli adolescenti, comprese quelle con i compagni. Sebbene il coinvolgimento in comportamenti di NSSI possa essere guidato da motivazioni interpersonali, come ad esempio la ricerca di aiuto, questi comportamenti possono anche suscitare reazioni negative da parte degli altri (You, Leung, Lai & Fu, 2012). Infatti, il comportamento di NSSI è spesso un comportamento stigmatizzato che potrebbe avere conseguenze negative sulla salute mentale e sulle relazioni sociali (Piccirillo, Burke, Moore-Berg, Alloy e Heimberg, 2020) in quanto viene percepito come deviante, e può essere disapprovato dai compagni, portando all’evitamento, all’isolamento o addirittura al rifiuto (You et al., 2012). Pertanto, gli adolescenti che mettono in atto NSSI possono essere maggiormente a rischio di sperimentare successivi problemi con i pari. In primo luogo, è più probabile che gli adolescenti che mettono in atto comportamenti di autolesionismo siano vittime, forse perché sono percepiti come diversi, più vulnerabili e sono visti con pregiudizio dai loro coetanei. Questa ipotesi è coerente con i modelli interpersonali che mostrano che livelli maggiori di disagio intrapersonale sono spesso antecedenti di difficoltà relazionali, inclusa la vittimizzazione tra pari (Rudolph, 2017). Apprendere che un compagno di classe oppure un amico mette in atto comportamenti di autolesionismo può anche provocare reazioni negative, forse a causa di stigma, pregiudizio o mancanza di comprensione, che di conseguenza potrebbero portare a distanziamento sociale e mancanza di supporto sociale percepito (Hasking, Rees, Martin e Quigley, 2015). Ad esempio, un recente studio (Simone & Hamza, 2020) ha evidenziato l’impatto negativo del racconto della propria esperienza di NSSI, che era spesso associato alla perdita di relazioni con i pari. Anche se gli adolescenti non rivelano i propri comportamenti di NSSI, possono comunque essere a rischio di vivere un senso di solitudine, forse perché si sentono diversi, si vergognano o perché non possono condividere questa sofferenza con gli altri (Gandhi, Luyckx, Goossens, Maitra e Claes, 2018). In sintesi, il presente studio suggerisce che i giovani che mettono in atto NSSI potrebbero essere maggiormente a rischio nel riportare difficoltà nelle relazioni sociali. Tuttavia, finora nessuno studio ha indagato la misura in cui il comportamento di autolesionismo possa portare a successivi problemi tra pari durante l’adolescenza, un periodo molto sensibile sia per la messa in atto di comportamenti a rischio che per lo sviluppo delle relazioni tra pari.
Date queste premesse, l’obiettivo di questo studio è quello di indagare l’associazione reciproca tra tre indicatori di comportamento problematico tra pari (vittimizzazione, stress all’interno delle amicizie e solitudine) e comportamento di NSSI. Per indagare l’associazione reciproca è stato utilizzato un tipo di modello (RI-CLPM; Hamaker, Kuiper e Grasman, 2015) che ci permette di controllare i fattori stabili che possono spiegare le associazioni tra problemi tra pari e NSSI (ad esempio, vulnerabilità genetiche), rimuovendo la varianza dovuta alle differenze tra persone invarianti nel tempo (effetti tra soggetti – between effects). In questo modo, gli effetti reciproci tra problemi tra pari e NSSI sono stati esaminati a livello interpersonale, consentendoci di indagare se i cambiamenti del comportamento di NSSI degli adolescenti fossero correlati a cambiamenti successivi nei problemi con i pari e viceversa (effetti entro i soggetti – within effects). Inoltre, sono state esaminate possibili differenze di genere ipotizzando una maggiore sofferenza per le ragazze. Le ricerche precedenti hanno dimostrato che, rispetto ai ragazzi, le ragazze hanno maggiori probabilità di mettere in atto NSSI (Bresin & Schoenleber, 2015), riportando livelli più elevati di stress interpersonale all’interno delle relazioni (Burke et al., 2015). Infine, è stato esplorato il possibile effetto di fluttuazioni relative ai sintomi depressivi, dato che è stato riscontrato che alti livelli di sintomi depressivi predicono sia i problemi tra pari (Rudolph, 2017) e che il comportamento di autolesionismo (Fox et al., 2015).
Partecipanti
Hanno partecipato allo studio 866 adolescenti americani frequentanti tre differenti scuole secondarie di secondo grado (54.5% femmine; Metà = 13.12, SD = 0.78). Il questionario è stato somministrato una volta l’anno per un totale di sei anni. Nello specifico, sono state somministrate le seguenti scale: Non-suicidal self-injury (NSSI) scale per la misurazione del comportamento di autolesionismo non suicidario (Prinstein et al., 2008); Youth Life Stress Interview (YLSI; Rudolph & Flynn, 2007) per rilevare lo stress all’interno dell’amicizia; le sottoscale della Loneliness and Social Dissatisfaction Questionnaire (Cassidy & Asher, 1992) e due items sviluppati da Ladd e Burgess (1999) per rilevare la solitudine, le nomine tra pari (Helms et al., 2015) per misurare la vittimizzazione tra pari; la Short Mood and Feeling Questionnaire (SMFQ; Angold, Costello, Pickles, Winder, & Silver, 1995) per rilevare i sintomi depressivi.
Risultati
Per quanto riguarda l’incidenza del fenomeno, la percentuale degli adolescenti che mettono in atto comportamenti di autolesionismo varia dal 17.30% al 31.90% nel corso delle sei rilevazioni (Tempo 1 = 32.10%, Tempo 2=30.10%, Tempo 3=27.20%, Tempo 4 = 24.70%, Tempo 5=21.10%, Tempo 6=17.30%).
Associazione reciproca tra problemi tra pari e NSSI
I risultati mostrano come, a livello between (tra soggetti), più elevati livelli di stress all’interno dell’amicizia e di solitudine siano associati a più elevati livelli di NSSI. Questa associazione non si rileva invece per la vittimizzazione tra pari. Perciò, coloro che riportano più elevati livelli di stress nelle amicizie, maggiore senso di solitudine, ma non di vittimizzazione, riportano anche maggiori comportamenti di autolesionismo. Per quanto riguarda, invece, gli effetti reciproci (cross-lagged effects) entro i soggetti (within effects), i risultati mostrano che quando gli adolescenti riportano NSSI, riportano anche più elevati livelli di stress nelle amicizie, solitudine e vittimizzazione al tempo di rilevazione successivo. Al contrario, i problemi tra pari non sembrano essere associati alla messa in atto del comportamento di NSSI. Data la consistenza dei risultati per i differenti costrutti di problemi tra pari analizzati, abbiamo riportato come esemplificazione il modello RI-CLPM relativo a stress nelle amicizie e NSSI (Figura 1).
Per quanto riguarda le differenze di genere non sono state trovate differenze significative. Perciò, gli effetti reciproci tra problemi tra pari e NSSI sono simili tra maschi e femmine. Rispetto, invece, alle analisi esplorative che includevano anche gli effetti della sintomatologia depressiva, le correlazioni tra soggetti (livello between) rimangono invariate. Invece, entro i soggetti (livello within) gli effetti del comportamento di autolesionismo sui problemi tra pari appaiono attenuati. Nello specifico, il comportamento di autolesionismo predice cambiamenti nei livelli di sintomatologia depressiva, ma non viceversa. Inoltre, effetti reciproci sono stati trovati tra la sintomatologia depressiva e stress nelle amicizie da un lato e solitudine dall’altro.
Figura 1
Note. BFs= Between-person random intercept for friendship stress; BNSSI= Between-person random intercept for NSSI; FsG7- FsG12= observed friendship stress scores from Grade 7 to 12; NSSIG7- NSSIG12= observed NSSI scores from Grade 7 to 12;wfs7-wfs12 = within-person latent factors for friendship stress from Grade 7 to 12; wn7-wn12 = within-person latent factors for NSSI from Grade 7 to 12. Standardized estimates are reported. Model fit: χ² (45) = 47.187 (p = .383), RMSEA = .007 (90% CI= [.000, .024]), CFI = 0.999, TLI = 0.998, and WRMR= 0.525.
*p <.05; **p <.01; ***p <.001
Discussione
Nonostante ci siano evidenze rispetto al ruolo dei problemi tra pari come fattore di rischio per attivare la messa in atto di comportamenti di autolesionismo, poco sappiamo sulle possibili conseguenze del comportamento di autolesionismo sulle relazioni tra pari durante l’adolescenza. Nello specifico, i nostri risultati mostrano come lo stress nelle amicizie e la solitudine, ma non la vittimizzazione tra pari, siano associati alla messa in atto di autolesionismo. Di conseguenza, gli adolescenti che riportavano più solitudine e stress nelle amicizie riportavano anche un maggiore coinvolgimento nel comportamento di autolesionismo (effetto between). Gli effetti entro i soggetti (effetti within) mostrano che livelli più elevati di NSSI sono associati a maggior livelli di problemi tra pari nel corso del tempo, sebbene le analisi esplorative abbiano rivelato che questi effetti sono principalmente spiegati da fluttuazioni nella sintomatologia depressiva. Coerentemente con le nostre ipotesi, le associazioni between tra NSSI e stress nelle amicizie e solitudine hanno supportato la possibilità che il comportamento di autolesionismo e le difficoltà con i coetanei possano in parte essere manifestazioni di vulnerabilità sottostanti stabili e invarianti nel tempo. Ad esempio, i tratti di personalità, così come le predisposizioni genetiche, possono aumentare il rischio sia di mettere in atto NSSI sia di sperimentare livelli più elevati di solitudine e stress nelle amicizie (Kiekens et al., 2015). Inoltre, sebbene avessimo ipotizzato una associazione reciproca tra comportamento di NSSI e problemi tra pari, i risultati hanno mostrato come sia il comportamento di NSSI a predire problemi tra pari nel corso nel tempo allo stesso modo tra ragazzi e ragazze. Questi risultati estendono studi precedenti sul comportamento di NSSI come predittore di stress a livello interpersonale nel corso del tempo (Burke et al., 2015; Ewing et al., 2019). I risultati sono in linea con le teorie interpersonali della psicopatologia dello sviluppo (Rudolph et al., 2016) che suggeriscono come gli adolescenti che mettono in atto comportamenti di NSSI possono modificare il loro ambiente sociale in un modo che potrebbe potenzialmente privarli di un contesto sociale positivo fondamentale per il loro sviluppo (Prinstein & Giletta, 2016). Questi risultati suggeriscono che il comportamento di NSSI può portare a un’escalation di emozioni negative a lungo termine, portando alla messa in atto di strategie di coping disadattive e difficoltà nella gestione di difficoltà (Chapman et al., 2006). In particolare, gli adolescenti che a loro volta hanno difficoltà nella regolazione delle emozioni potrebbero vivere eventi di vita maggiormente stressanti. Ciò è in linea con le ipotesi relative ai modelli di generazione di stress (Hammen, 1991), secondo cui gli adolescenti che vivono eventi stressanti, contribuiscono attivamente a creare un ambiente stressante. Un’altra possibile spiegazione a questi risultati potrebbe essere correlata all’idea di NSSI come comportamento stigmatizzato e deviante, il che potrebbe aumentare il rischio di essere rifiutati e vittimizzati dai loro coetanei (Piccirillo et al., 2020), oltre ad evitamento, isolamento o addirittura rifiuto da parte dei pari (You et al., 2012). In sintesi, la disregolazione emotiva e lo stereotipo/stigma potrebbero spiegare perché gli adolescenti che mettono in atto NSSI sono a maggior rischio di sperimentare successivi problemi con i pari.
Tuttavia, questi risultati dovrebbero essere interpretati anche alla luce delle analisi che tengono in considerazione possibili fluttuazioni dei sintomi depressivi. Infatti, gli effetti sono attenuati, controllando per la depressione. Il coinvolgimento nei comportamenti di NSSI può aumentare la vulnerabilità degli adolescenti ad essere esposti a vittimizzazione tra pari e a stress all’interno delle loro amicizie, probabilmente perché la messa in atto di NSSI li espone ad un maggior rischio di sperimentare livelli più elevati di sintomi depressivi.
Diversamente da quanto ci aspettavamo, in nessun modello è emersa alcuna evidenza di problemi tra pari come predittori del successivo coinvolgimento in NSSI. Questo risultato è in contrasto con il lavoro precedente, secondo il quale le difficoltà con i coetanei possono portare a livelli più elevati di NSSI (Giletta et al., 2015; You et al., 2012). Due potrebbero essere le possibili spiegazioni per questi risultati discrepanti. In primo luogo, studi precedenti hanno studiato gli effetti dei problemi tra pari sul comportamento di NSSI utilizzando tecniche analitiche tradizionali che non distinguono gli effetti tra e all’interno della persona (You et al., 2012). In secondo luogo, l’intervallo di tempo tra una rilevazione e la successiva potrebbe essere stato troppo lungo per cogliere i possibili effetti dei problemi tra pari sul comportamento di NSSI. Infatti, le relazioni stressanti tra pari possono essere delimitate temporalmente o forse possono costituire un fattore scatenante più prossimale per il coinvolgimento nel comportamento (Liu et al., 2016). In particolare, il comportamento di NSSI può costituire una modalità disadattiva per regolare situazioni stressanti nel breve periodo, ma è più probabile che questi effetti siano rilevabili prima piuttosto che ad un anno di distanza. Allo stesso modo, è plausibile che anche gli effetti del comportamento di NSSI sui problemi dei pari possano essere accentuati o cambiare in tempi più brevi. Ad esempio, coerentemente con i modelli di funzionamento del comportamento, la messa in atto del NSSI può contribuire a benefici sociali a breve termine (ad esempio, un maggiore supporto), che tuttavia potrebbero essere osservati solo esaminando i cambiamenti nell’arco di giorni o forse anche di ore. Tuttavia, a lungo termine, nel corso di un anno, è più probabile che il comportamento di NSSI minacci la salute sociale e mentale degli adolescenti. Queste ipotesi dovrebbero essere approfondite in studi futuri.
Per quanto riguarda le implicazioni pratiche, i risultati suggeriscono l’importanza di promuovere sia strategie di prevenzione incentrate sull’ambiente scolastico sia strategie a livello individuale. Nello specifico è importante andare ad agire sul contesto e sull’ambiente cercando di sensibilizzare e promuovere una maggiore conoscenza dei comportamenti a rischio in adolescenza. Ad esempio, programmi di prevenzione universale potrebbero essere utili nel ridurre lo stigma e il pregiudizio attraverso la promozione della consapevolezza rispetto alla salute mentale e alle conseguenze dei comportamenti a rischio. Inoltre, sarebbe importante promuovere e rafforzare una serie di abilità interpersonali, specialmente durante la prima adolescenza, come ad esempio la capacità di regolazione delle emozioni e una serie di strategie di coping al fine di riuscire a gestire situazioni di stress in maniera maggiormente adattiva (Lindow et al., 2020). Oltre ad una prevenzione universale, i nostri risultati suggeriscono l’importanza di fornire supporto agli adolescenti che mettono in atto comportamenti di autolesionismo al fine di prevenire lo sviluppo e il mantenimento di sintomi internalizzanti, come sintomi depressivi, e possibili difficoltà nelle relazioni tra pari, nel corso del tempo.
Key pointsI –Problemi tra pari sono stati identificati come predittori del comportamento di autolesionismo non suicidario (NSSI) tra gli adolescenti; tuttavia, non è stata ancora esaminata la possibilità che il comportamento di NSSI possa a sua volta predire difficoltà di relazione tra pari. –Dopo aver controllato le associazioni a livello between (tra soggetti), i risultati hanno mostrato che maggior livelli di NSSI erano associati a maggior stress nelle amicizie, solitudine e vittimizzazione tra pari. –La maggior parte degli effetti del comportamento di NSSI sui problemi tra pari sono stati attenuati e spiegati dalle fluttuazioni nei sintomi depressivi. Non sono stati riscontrati effetti dei problemi tra pari sul comportamento di NSSI. –Questo studio offre un’indagine approfondita su come il comportamento di NSSI e le relazioni tra pari possono influenzarsi reciprocamente durante l’adolescenza e mette in evidenza che gli adolescenti coinvolti nella NSSI possono essere maggiormente a rischio di depressione e problemi di relazione con i pari. |
Articolo originale: https://acamh.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/jcpp.13601
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