Oggi in due incontri separati abbiamo incontrato le terze classi dell’Istituto.
A volte non si riesce a coinvolgere abbastanza i ragazzi, o se volete non si riesce a coinvolgere abbastanza ragazzi, perché qualcuno che si lascia prendere dalla storia di Anto c’è sempre. È successo nel primo dei due incontri, mentre nel secondo, complice il numero inferiore di studenti, l’atmosfera è stata più rilassata.
Qualche ora dopo è arrivato un messaggio, a conferma che non è mai, mai tempo perso:
“Salve sono un ragazzo che frequenta la scuola dove sta mattina il vostro fondatore è venuto a parlare della storia di come ha perso sua figlia che si è suicidata per colpa della depressione e di tutti i problemi che abbiamo noi ragazzi di oggi a cui non diamo a vedere, come lo stigma, l’ansia e la paura di deludere una persona a cui vogliamo bene o che ci vuole bene come può essere un genitore. Vi sto scrivendo per chiedere scusa al fondatore, perché durante l’ora in cui dovevamo scrivere le nostre riflessioni gran parte dei ragazzi seduti in fondo alla biblioteca si sono messi a ridere e alcuni anche a fare aeroplani di carta e a lanciarli, mi scuso io da parte loro, per una questione di rispetto nei confronti del fondatore, di sua figlia e della sua storia, anche se non centro pienamente nella vicenda mi sento in dovere di farlo avendo preso in mano anch’io un aeroplano. Grazie per aver raccontato delle paure e dei problemi che possiamo incontrare e di cui abbiamo paura di parlare con gli altri. Mi è servito anche scrivere dei miei problemi e delle mie paure tramite la riflessione. Grazie di nuovo”
Grazie a te!